venerdì 14 settembre 2012

Warm Bodies


Warm Bodies, di Isaac Marion

Questo è un libro che ho letto un po' di tempo fa, e di cui avevo parlato su un forum. E quindi ho deciso di copiare la mia stessa recensione dell'epoca, per raggiungere un nuovo livello di pigrizia.
La mia reazione, quando ho letto la trama di Warm Bodies, è stata molto semplice: No, o mio dio no.
Ha delle premesse così sbagliate sotto tutti i punti di vista che pure l'idea di leggerlo per avere la prova che è stato scritto, che non si tratta di uno scherzo ben architettato, era pari allo zero assoluto. E che Stephenie Meyer avesse dato parere positivo gettava solo benzina sul fuoco.

Ma poi.
Ma poi ho visto che, oltre alla raccomandazione della Meyer c'era anche il commento positivo di Simon Pegg (l'uomo dietro Shaun of the Dead, tra le varie). E i commenti al libro si dividono in tre categorie: "Non l'ho letto, lo odio, è sicuramente uno schifo"; "E' molto bello"; "Non è bello ma non è così male".
L'ultimo commento è quello che mi ha decisa a provare: se un libro del genere non ti porta a desiderare di strapparti gli occhi, o sbattere ripetutamente la testa contro una scrivania invocando la brain bleach, è già un successo.
Tutto questo l'ho scritto all'inizio per convincere qualcuno a continuare a leggere anche dopo aver sentito di che cosa parla questo Warm Bodies, perchè la tentazione di scappare urlando e piangendo ci sarà.
Signori e signore, questa è l'ultima frontiera che viene abbattuta, l'ultimo mostro che viene umanizzato.
Signori e signore, questa è la storia d'amore tra una ragazza umana e uno zombie.


E nonostante la mia reazione sia stata all'incirca quella lì sopra, devo ammetterlo: non è così male.

R è uno zombie in piena crisi esistenziale. Cammina per un'America distrutta dalla guerra, segnata dal caos e dalla fame dissennata dei morti viventi. R, però, è ancora capace di desiderare, non gli bastano solo cervelli da mangiare e sangue da bere. Non ha ricordi né identità, non gli batte più il cuore e non sente il sapore dei cibi, la sua capacità di comunicare col mondo è ridotta a poche, stentate sillabe, eppure dentro di lui sopravvive un intero universo di emozioni. Un universo pieno di meraviglia e nostalgia. Un giorno, dopo aver divorato il cervello di un ragazzo, R compie una scelta inaspettata: intreccia una strana ma dolce relazione con la ragazza della sua vittima, Julie. Un evento mai accaduto prima, che sovverte le regole e va contro ogni logica. Vuole respirare, vuole vivere di nuovo, e Julie vuole aiutarlo. Il loro mondo però, grigio e in decomposizione, non cambierà senza prima uno scontro durissimo con...

Allora, le prime note di originalità rispetto alle fanciulle umane che si innamorano di mostri strani, sono le seguenti: il libro l'ha scritto un uomo, e la voce narrante non solo è quella della creatura sovrannaturale, ma è quella di lui e non di lei.
Metto analisi per punti.

Generali/ambientazione:
L'autore sa quello che sta facendo e nel libro c'è, effettivamente, una rielaborazione dello zombie come mostro e non uno snaturamento volto solo ed unicamente a renderlo una buona idea rispetto ad un ragazzo umano (anche perchè, sul serio, come sarebbe possibile?). E' interessante vedere la società degli zombie, presente ma talmente rallentata da risultare invisibile agli occhi umani, e questi esseri finiscono quasi per farti pena: non ricordano il passato, non hanno idea del loro futuro, e sono bloccati con sinapsi rallentate in un eterno presente vuoto e privo di significato, ricordi generali ma nulla di preciso, a svolgere azioni che sono solo ombre di ciò che facevano e prive di scopo. Mangiare i Vivi è ciò che li fa sentire meno morti, mangiare i cervelli equivale a drogarsi perchè fa vedere in forma di flash la vita del proprietario del cervello, fa quasi provare emozioni.

Gli umani, dal canto loro, non sono messi meglio: si limitano a sopravvivere cercando di arrivare al giorno dopo, anche loro privi di uno scopo che vada oltre la mera sopravvivenza e senza poter progettare unfuturo a lungo termine.

I personaggi:
I personaggi sono pervenuti. Non sono simpatici cartonati messi lì per far numero, e questo è un bene. Interessante, poi, come siano gli zombie quelli più "a tutto tondo" (anche perchè la voce narrante, per forza di cose, socializza più con loro). R è adorabile, e questo nonostante mangi la gente.
È presentato come uno zombie anomalo anche se non unico: pensa moltissimo, è in grado di parlare (nulla di eccezionale, al massimo mette tre parole in fila) e cerca con ostinazione un significato qualsiasi alla situazione del mondo.
Per questi motivi viene generalmente preso per il culo dal suo migliore amico, M, che pur essendo pensante vive in modo più tradizionale la non vita e ci dona scene wtf, tipo il quasi-sesso tra zombie.

 

È molto interessante anche il personggio postumo, Perry: è il tipo a cui R mangia il cervello e che rimane come presenza nella sua mente.
Pollice verso invece per la protagonista femminile, che risulta altamente improbabile: se R colpisce per la sua stentata umanità, Julie colpisce per la facilità con cui accetta l'esistenza di R e gli concede amicizia e fiducia, che sfiora l'idiozia e ti fa seriamente dubitare delle capacità di sopravvivenza di questa cretina.
Il modo in cui affronta la cosa mi ha fatto pensare costantemente "Ma cosa c*zzo stai dicendo?!",e anche la sua migliore amica, Nora, prende R come se fosse un cucciolo da adottare.
Ma si sa, alle donne in un uomo piace vedere un progetto.

Stile:
È scritto bene, nulla da dire. Imho R è un po' troppo articolato nei pensieri, e ha un linguaggio un filo troppo ricercato per uno che sta lentamente marcendo, ma riesce a descrivere il mondo abbastanza bene.
Ci sono un (bel) po' di Sottili Metafore, che quando le leggi non puoi fare a meno di pensare "Ma ciao, Sottile Metafora, era da un po' che non ci vedevamo", ma nulla di tremendamente fastidioso.
L'autore non si prende troppo sul serio, e questo è ottimo, perchè il comico intrinseco di certe situazioni è enorme e non so se è voluto o involontario (ma propendo per la prima).

La Storia d'Amore:
Grazie al cielo è completamente platonica, non nasce a pagina 2 come in altri libri: R è interessato a Julie per via del cervello di Perry, Julie è interessata ad R perchè non l'ha sbranata, e la loro nasce come una strampalata amicizia con basi improbabili (Julie è una valida alternativa al mangiare cervelli, R è un essere senziente che parla poco e ascolta tantissimo). Più che Romeo e Giulietta ricorda La Bella e la Bestia.
E, nonostante le orribili premesse e il mio carattere, alla fine tifavo disperatamente il lieto fine per questi due, anche se avesse dovuto stonare con il libro.

Il finale:
Aperto. Semplicemente aperto. Un po' stona, si ridimensiona ragionandoci un attimo.

SPOILER

Anche se R è curato non si tratta di una soluzione istantanea e globale, solo una piccola parte di zombie è in grado di accettarla, e certamente non tutti gli umani sono disposti a provarci. Non è neanche chiaro se possa funzionare per tutti.


Conclusioni:
Non è un libro perfetto, la parte centrale scorre lenta e va avanti a forza di comportamenti improbabili. E' però una lettura che ho trovato stranamente interessante, e credo che lo rileggerò.
Non mi sento di consigliarlo perchè è veramente strano e richiede un'apertura mentale notevole, ha scene allucinanti e disturbanti, ha una premessa idiota e non tutto funziona.
Ma non è così male, e se Marion scriverà qualcos'altro sarò molto curiosa di leggerlo.

Ultima nota: il romanzo è nato da una storia breve, I am a zombie filled with love. Giusto per avere un'idea di come Isaac Marion scrive.
In inglese, ovviamente.

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